Per il domani guardare al futuro

Riflessioni sull’attuale quadro politico

 di Antonio Campati

 

Criticare, in modo costruttivo, è sempre positivo perché riflette un duplice stimolo: per chi critica (perché deve riflettere a lungo prima di argomentare) e per chi è criticato (perché deve meditare sulle considerazioni che gli giungono). Ma assieme alla critica, per convesso, è importante anche l’elogio. E l’elogio -nelle riflessioni che andremo a fare- è tutto rivolto all’UDC. Dopo oltre un anno dall’insediamento del governo guidato da Romano Prodi, molti esponenti del centrodestra (Gianfranco Fini in primis) prendono atto (meglio sarebbe: riconoscono) che la strategia suggerita dall’UDC subito dopo le ultime elezioni politiche molto probabilmente, se condivisa unanimemente, avrebbe portato molti più frutti rispetto a quella intrapresa da larga parte dell’opposizione fino ad oggi. Per «mandare a casa» Prodi sarebbe stata (ed è) necessaria una «svolta». Le votazioni al Senato di pochissimi giorni fa hanno dimostrato che l’annunciata “spallata” non c’è stata, il governo, seppur ancora con un’esigua maggioranza, riesce a governare e “l’implosione”, quindi, è stata rinviata. Uno smacco per il Cavaliere che ha visto infrante in pochi minuti tutte le aspettative suscitate in questi quasi due anni di legislatura. Ma, si sa, Berlusconi è uomo dalle infinite risorse e quindi non si è (sicuramente) avviato sulla strada del tramonto, ma probabilmente (lo speriamo) ha capito che occorre cambiare. Ebbene, l’UDC lo spiegò dal primo momento che i proclami non sarebbero serviti a nulla, anzi hanno provocato situazioni opposte a quelle auspicate. La famigerata «discontinuità» voleva intendere proprio questo: organizzare una piattaforma politica credibile e alternativa al centrosinistra. Per sgombrare il campo da un altro inevitabile problema, è necessario evidenziare come in un processo tanto complesso quanto necessario come quello descritto, la leadership si forma naturalmente. Chi riesce a ordinare il programma più coerente e allo stesso tempo potenzialmente più appetibile in termini elettorali, non deve “rivendicare” la guida, ma naturaliter la dispone nei fatti. È un processo virtuoso, ma è indispensabile per dare ad un centrodestra diverso le carte giuste per presentarsi come alternativa credibile. Fino ad oggi si è perso tempo? In molti casi, la riposta non può che essere affermativa. Sarebbe sciocco (e irresponsabile) negarlo. Che fare nel futuro? Anzitutto sottolineare le fin troppo evidenti difficoltà della compagine governativa dovute alla sua natura eterogenea; è un esercizio che nell’attuale situazione è talmente semplice per la sua lampante verità, che spesso, essendo appunto troppo semplice, si rinuncia a farlo. Il luogo deputato per fare ciò è soprattutto il Parlamento. È lì che si può determinare un fatto nuovo. Certo, in televisione un applauso in più gratifica sempre, ma non basta. Contemporaneamente, come si ricordava, disegnare il progetto di un centrodestra che, memore di qualche difficoltà incontrata nella passata legislatura, ruoti attorno a programmi unanimemente apprezzati, che abbiano robusti riferimenti valoriali. Non serve organizzare un’accozzaglia di persone per vincere, l’elettore saprà apprezzare la compagine coerente, anche se ha meno simboli di partito che la sostengono. Senza più tanta e inutile retorica, il centrodestra futuro deve (non: potrebbe) iniziare a guardare con generosa propensione alle “nuove leve”: avvierebbe un percorso quasi mai intrapreso negli ultimi anni e sfiderebbe (vincendola) la “sfida al rinnovamento” che con molti slogan e poca efficacia il centrosinistra sbandiererà con il suo perdurante populismo durante i prossimi appuntamenti elettorali. Non dimenticare, in tutto ciò, il sentimento di responsabilità che una classe politica deve non solo avere, ma anche esprimere, specialmente in un frangente come l’attuale dove sembra che si stia radicalizzando un sentimento, cosiddetto, antipolitico che, se si avvia a superare determinati limiti, potrebbe risultare preoccupante. Tutta questa lista di buoni intendimenti non ha la pretesa dell’originalità. Obiettivamente va rilevato che sono proposte che negli ultimi anni l’UDC ha prospettato. È qualcosa di particolarmente speciale? No, si sono semplicemente letti gli avvenimenti con le lenti del futuro. Allenamento (quello di guardare al futuro) che dovrebbe essere pane quotidiano per la politica. Qualcuno ha cominciato -coraggiosamente- a farlo. A questo diciamo di continuare passando anche alla fase della realizzazione. Chi non ancora inizia ad incamminarsi su questa strada, dovrebbe necessariamente iniziare a seguire l’esempio.        

 


                                                              

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