Le istanze di razionalizzazione e semplificazione della frastagliata
geografia politica italiana, sostenute sia dal leader del centro-destra sia
dal leader di centro-sinistra, sono certamente comprensibili e meritevoli di
attenzione. Purtroppo per�, dobbiamo rilevare con amarezza che sul versante
della ex Casa della Libert�, la tattica annessionistica posta in essere da
Berlusconi rischia di pregiudicare lo strategico intendimento, perseguito
ormai da anni, di offrire ai moderati e ai liberali una comune opzione
politica sotto le insegne del Partito Popolare Europeo.
� infatti difficile giustificare l�irrigidimento di Silvio Berlusconi in
merito al possibile apparentamento dell'UDC con il Popolo delle Libert�,
cos� com�� altrettanto incomprensibile la relativa ed ostinata condizione
posta ai candidati del partito centrista affinch� entrino in quello che va
delineandosi come il "listone" del Popolo delle Libert�.
� probabile che Berlusconi non si fidi di Casini. Ci sembra per� pi�
realistico pensare che abbia semplicemente colto nella disponibilit� di Fini
ad entrare nella neonata lista del PDL l'opportunit� di fare di un sol
boccone l'intera area moderata, annettendo l'ultimo scampolo di quel partito
che per decenni ha inteso � nel bene e nel male � rappresentare le istanze e
i principi dei cattolici in politica. Ribadiamo: nel bene e nel male, perch�
non siamo cos� ingenui da negare le deficenze e le significative
controtestimonianze poste in essere da esponenti pi� o meno illustri di quel
partito.
La DC non esiste pi� da anni. Al suo posto sono sorti partiti e partitini
che hanno legittimamente preteso di continuarne l'opera. L'UDC � uno di
questi e, a conti fatti, � forse l'unico con un minimo di struttura
territoriale e, cosa non secondaria, l'unico che dalla fine dell'esperienza
unitaria democristiana, passando per secessioni e processi di unificazione,
ha mantenuto il simbolo che fu prima del Partito Popolare di don Luigi
Sturzo e poi della Democrazia Cristiana.
Contrariamente a quanto Berlusconi ha affermato risibilmente partecipando
alla trasmissione di Bruno Vespa, non si tratta di un simbolo qualsiasi, di
un' �insegna� o di un �marchio� senza storia. Forse il leader di Forza
Italia si confonde con il simbolo di qualche altro partito, magari il suo o
quello della DC per le Autonomie.
Al contrario, quello dell'UDC una storia ce l�ha, eccome. Quello Scudo
Crociato che porta al suo interno la scritta "Libertas", nacque come simbolo
del giornale fondato da Sturzo, "La Croce di Costantino", e divent� nel 1919
il simbolo di quel partito che porter� in modo autonomo ed organizzato i
cattolici a competere per la guida delle istituzioni democratiche dopo lo
strappo della questione romana.
Forse non � il caso di sviluppare in questa sede un'ermeneutica di quel
glorioso simbolo, ma � del tutto comprensibile che chi, a prescindere dai
meriti o dai demeriti personali, si trova oggi a gestire la responsabilit�
storica di amministrare lo Scudo Crociato non tolleri che, in nome di una
barcollante mistica del bipartitismo, venga posto di fronte al bivio se
rinunciare alla propria storia ovvero rinunciare ad un'alleanza politica
ritenuta strategica.
� vero che Forza Italia ha rinunciato alla sua bandiera (che peraltro non
aveva nulla di originale, essendo lo slogan elettorale della DC del 1987) e
che la stessa scelta � stata compiuta da Alleanza Nazionale. � vero anche
per� che si � trattato di una libera scelta non imposta n� estorta con il
ricatto.
Perch� mai i centristi dell'UDC, a questo punto, dovrebbero fidarsi di
Berlusconi? Certo, per spirito di convenienza potrebbero cedere al ricatto,
ma siamo sicuri che ne valga la pena? Converr� alla pattuglia di deputati
che verosimilmente vorr� essere confermata e a quella che altrettanto
legittimamente aspira ad entrare per la prima volta in Parlamento, ma che
cosa dovrebbe pensare chi in questi anni si � sacrificato sul territorio,
mantenendo alta la bandiera dello Scudo Crociato? Non sarebbe legittimato a
sentirsi tradito ed umiliato? Ed ancora, siamo cos� certi che una simile
scelta debba avvenire sulla base della mera convenienza aritmentica e non si
tratti invece di un�opportunit� per promuovere la forza della propria storia
e quindi della propria identit�?
L�UDC � strategicamente posizionato nel centro-destra, ci� significa che
� alternativo alla sinistra. Coloro che non intendono ammainare la bandiera
che fu di Luigi Sturzo non dovrebbero temere di proporre una linea politica
chiara, senza sotterfugi e soluzioni pasticciate; un programma di governo
ispirato al popolarismo sturziano che seppe coniugare in modo virtuoso la
dottrina sociale cristiana e l�azione politica, basti pensare all��economia
sociale di mercato�.
Se coloro che decidono le sorti delle alleanze del nuovo PDL vorranno
fare a meno di questa prospettiva politica, vorr� dire che si priveranno di
una delle pi� nobili culture politiche della storia europea; un baluardo di
libert� contro i totalitarismi rossi e neri del secolo appena trascorso ed
oggi in prima linea nella promozione della dignit� della persona negli
ambiti cosiddetti eticamente sensibili. Ai dirigenti dell�UDC chiediamo solo
di fare molta attenzione, di agire responsabilmente, poich� la presenza dei
cattolici organizzati in un partito nella vita politica italiana � la
tradizione autentica del popolarismo sturziano ed europeo � dipender�
soprattutto dalle decisioni che prenderanno; una presenza ed una
testimonanza, per quanto marginali, potenzialmente significative.
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