13 luglio 2007

COMUNICATO STAMPA

Gaspare Barbiellini Amidei: il giornalista che parlava di Dio

 

Tocqueville-Acton apprende con tristezza e con dolore della scomparsa di Gaspare Barbellini Amidei, il grande giornalista che abbiamo conosciuto ed apprezzato nel corso degli anni per la convinzione e la determinazione con cui portava avanti le sue idee.

Gaspare Barbellini Amidei era una persona splendida, un uomo libero, un giornalista ed un professore dall'intelligenza raffinata e coinvolgente che credeva fermamente nei medesimi valori che animano il nostro centro studi.

I membri di Tocqueville-Acton esprimono il proprio personale cordoglio alla famiglia del Prof. Gaspare Barbiellini Amidei.

Tocqueville-Acton
 

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Il ricordo di Gaspare Barbiellini Amidei

Ho incontrato Gaspare Barbiellini Amidei una sola volta, negli anni universitari, ad un convegno a Roma: me lo presentò un comune amico. Rimasi colpito da un aspetto, oltre che naturalmente dalla sua verve brillante e dalla sua intelligenza coinvolgente, mi sembrava un uomo alla ricerca di Dio, un uomo che aspirava ad un contatto diretto, alla Fede. Questo quello che le poche parole scambiate mi lasciarono.
Mi colpiva che quell’uomo parlasse di Dio: eravamo sul finire degli anni Novanta (’97-’98), ed egli sosteneva che il fallimento del pensiero materialista era evidente, e che negarlo, mi disse: “è soltanto un atto di pigrizia intellettuale”.
Mi resta, di quel breve scambio di battute, un senso di vigore e di amarezza sul fatto che l’esile pensiero post-ateo, “senza cosmogonia e senza escatologia, inchiodato al presente”, faticasse a offrire all'uomo, “che pretende risposte, una mappa articolata dell'esistenza (...), ma soltanto del provvisoriamente utile e piacevole”.
Gaspare Barbiellini Amidei, storico direttore del Tempo, nonché vicedirettore vicario del Corriere della Sera e docente di sociologia della conoscenza, fu l’uomo che apprezzava lo spirito di papa Benedetto XVI che, sulla scia del suo predecessore Giovanni Paolo II, cercava di migliorare le relazioni fra cristiani e musulmani. Egli era affascinato dall’instancabile vocazione dei “Papi del nostro tempo” al dialogo e spesso lamentava la superficialità con la quale la stampa non proteggeva i pontefici “dall'urto del riduzionismo comunicativo, che finisce per realizzare una eterogenesi dei fini, lasciando che maliziosamente possa circolare una improponibile idea cattolica di scntro fra civiltà”.
Gaspare Barbiellini Amidei era l’uomo del dialogo, era l’uomo della comunicazione con la lettera maiuscola.
Amava papa Ratzinger per quel tentativo continuo e limpido “di elencare, esaltando la razionalità, le cose che avvicinano gli uomini, in nome di una ragione che appartiene così a religioni come a filosofie”. Usò per Ratzinger parole che saranno forse il più bel ritratto del Pontefice: “un Papa colto e conoscitore del metabolismo delle culture”; egli coglieva nel Papa una eccezionale statura intellettuale.
Allievo di Augusto Del Noce, che definiva: “il maggiore pensatore cattolico della seconda metà del secolo da poco concluso”, dal quale aveva imparato che  dinanzi  “a ogni problema importante, è utile rileggere la storia della filosofia, che dei grandi problemi contiene la possibilità di comprensione”, Gaspare Barbiellini Amidei lamentava come una parte della filosofia si fosse “via via ostinata, per dirla con Cartesio, a negare le "tria mirabilia quae fecit Deus: res ex nihilo, liberum arbitrium, hominem deum". È operazione intellettuale di alta dignità ripartire da Cartesio”.
Egli invitava sempre, anche i non credenti, a riconsiderare l'ipotesi della trascendenza, al fine di comprendere la condizione presente “di una cultura di uomini che smarriscono se stessi”.
Gaspare Barbiellini Amidei era convinto che il pontificato di Benedetto XVI, un Papa filosofo, fosse teso “a mostrare come il Cristianesimo si trovi oggi (Del Noce lo prevedeva già negli anni Cinquanta dello scorso secolo) in una posizione di forza razionale di fronte alla crisi della prospettiva immanente altrui, depotenziata dalla prova storica che il dio delle ideologie ha lasciato orfani i suoi fedeli”
Era lo storico che osservava l’evoluzione del mondo e che diceva, col filosofo marxista Ernst Bloch, che “il venerdì santo del materialismo non prevede pasqua di resurrezione”, ed infatti notava come dalle ceneri del comunismo non nasceva nessun progetto socio-morale coerente, ma solo “relativismo etico, spirito dei tempi”.
Come tutti gli uomini grandi, Gaspare Barbiellini Amidei aveva un sogno: che i cristiani ritrovassero una maggiore coerenza e che gli agnostici avessero il rispetto delle diversità.
Gaspare Barbiellini Amidei era un apostolo ardente che bene conosceva “l’ossessione anticristiana dell’industria culturale, che vende bestseller fantateologici”, per usare le sue parole; si batteva contro un dilagante pensiero New Age che voleva imporre “alla gente un’idea di Gesù non Cristo, non figlio di Dio, un maestro di vita di duemila anni fa con moglie e prole”.
Gaspare Barbiellini Amidei è morto il 12 luglio: aveva 72 anni, di lui resterà questo e tanto altro ancora, ma più di tutto resterà una battuta, che è un segno di speranza, di chi aveva una fede certa e genuina e che quando pensava alle banalità del New Age e della miscredenza dell’Occidente diceva con fermezza: “Queste frivolezze prima o poi passeranno”.

Angelo Costa


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