Una lezione di Dottrina sociale "globale"

Il Papa scrive al G8 mentre escono i primi stralci della nuova Enciclica sociale

di Massimiliano Padula

È una porta aperta alla speranza, la lettera che oggi, 4 luglio, Benedetto XVI ha inviato al premier Berlusconi. Una speranza che si fa ancora più concreta leggendo i pochi stralci di “Caritas in Veritate”, la nuova Enciclica sociale che, stamattina, il quotidiano Il Foglio ha pubblicato in anteprima.
I contenuti della missiva diventano, quindi, il cuore di una serie di eventi e protagonisti internazionali, apparentemente lontani tra loro, ma che il Pontefice, con il suo messaggio, auspica a riunire riconciliando le «molteplici problematiche dell’attuale mondo altamente interconnesso e interdipendente». Benedetto XVI si riferisce, «in particolare, alle sfide della crisi economico-finanziaria in corso, così come ai dati preoccupanti del fenomeno dei cambiamenti climatici che non possono non spingere a un saggio discernimento e a nuove progettualità per «“convertire” il modello di sviluppo globale» (cfr. Benedetto XVI, Angelus 12 novembre 2006), rendendolo più capace di promuovere uno sviluppo umano integrale, ispirato ai valori della solidarietà umana e della carità nella verità».
Due “voci”, carità e verità, tanto cariche di significato da costruire un possibile “paradigma” che, secondo il Papa, dovrebbe impegnare «tutti gli uomini e le donne senza nessuna esclusione» per operare per un «un futuro di pace e prosperità». Per questo, egli si rivolge direttamente al Presidente del Consiglio, esortandolo a farsi portavoce di solidarietà e di equità economica e sociale agli altri capi di stato presenti al vertice internazionale.
Se decodificare i contenuti di questa lettera risulta semplice e di ampio respiro, è opportuno diradare le nubi di una lettura politica della stessa. Leggere la lettera a Berlusconi, in prospettiva di un impegno politico della Chiesa, rischia di essere un’interpretazione parziale se non fuorviante.
È proprio nella prossima Enciclica sociale, che si scorge chiaramente la risposta alle intenzioni del Papa. Un documento tanto atteso che, in comunione e continuità con la Populorum progressio di Paolo VI e la Centesimus annus di Giovanni Paolo II, si propone come uno straordinario apparato valoriale un insieme di principi, di criteri di giudizio e di direttive pratiche per la promozione e la difesa delle persone e dei corpi intermedi posti tra l’individuo abbandonato a sé stesso e le spersonalizzanti mega-organizzazioni sociali.
Leggendone i primi passaggi, non si può non confermare questa lettura.
Scrive Benedetto nella Caritas in veritate: «Talvolta, l’uomo moderno, è erroneamente convinto di essere il solo autore di se stesso, della sua vita e della società. È questa una presunzione, conseguente alla chiusura egoistica in se stessi, che discende – per dirla in termini di fede – dal peccato delle origini». Per questo il Pontefice esorta gli individui ad orientarsi attraverso una logica del dono, che – chiarisce – «ci precede nella nostra stessa anima quale segno della presenza di Dio in noi».
Benedetto XVI, non dimentica, inoltre, la valenza del “mercato”, che da solo, non può riuscire «a produrre quella coesione sociale di cui ha bisogno per ben funzionare. Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, – continua – il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica».
La lettera al Premier e queste prime gemme di Enciclica sono, indubbiamente, così prossime da costituire per tutti una lezione di Dottrina sociale “globale”, che viene dal cuore, non di un professore, ma di un Pastore unito in Cristo e instancabilmente vicino agli uomini.