Caritas in Veritate: l’abbraccio ideale tra uomo e progresso

Presentata il 7 luglio la nuova enciclica sociale alla presenza dei Cardinali Martino e Cordes

di Massimiliano Padula

Era gremita di giornalisti ed operatori dell’informazione la sala stampa vaticana la mattina del 7 luglio durante la conferenza di presentazione della nuova Enciclica sociale di Benedetto XVI Caritas in veritate. Un dato indicativo che palesa l’importanza di questo documento, sottolineato anche da coloro a cui spettava il privilegio di presentarlo: i cardinali Raffaele Martino e Paul Josef Cordes, l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi e Stefano Zamagni, ordinario di Economia politica presso l’università di Bologna.

Un documento straordinario non soltanto per la rilevanza dei contenuti, ma anche per la curiosità che lo ha preceduto e per il contesto attuale di crisi finanziaria che, indubbiamente, ne ha amplificato le attese.

Su questi e altri elementi si sono soffermati gli interventi dei relatori che, in conclusione, non si sono dispensati dal soddisfare quesiti, anche scomodi, chiarire perplessità, commentare riflessioni.

«La Dottrina sociale della Chiesa ha una dimensione che permane ed una che muta con i tempi. Essa è l’incontro del Vangelo con i problemi sempre nuovi che l’umanità deve affrontare». Con questa considerazione il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Cardinale Martino ha spiegato le motivazioni che hanno stimolato il Papa a scrivere una nuova Enciclica. Il porporato ha poi posto l’accento sull’essenza del documento che si pone in un percorso della vita della Chiesa a metà tra tradizione ed innovazione.

Tradizione intesa come continuità e rilettura degli insegnamenti della Populorum Progressio, nella prospettiva della quale, la Caritas in veritate si inserisce a pieno a titolo.

«Credo che con vada dimenticato – ha chiarito Martino – che la Caritas in veritate dimostri non solo, che il pontificato di Paolo VI non ha rappresentato nessun “arretramento” nei confronti della Dottrina sociale della Chiesa, ma che anche questo Papa ha contribuito in modo efficace ad impostare la visione della Dottrina sociale della Chiesa sulla scia di Gaudium et spes e della tradizione di Giovanni Paolo II».

Il cardinale ha poi indicato gli elementi di novità a partire da quelli che ha definito «due termini fondamentali del magistero di Benedetto XVI: la Carità e la Verità» che «manifestano – ha aggiunto – l’essenza stessa della rivelazione cristiana».

Anche il cardinale Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, si è soffermato, nel suo intervento, sugli elementi di continuità con le encicliche sociali precedenti decodificando il senso di quest’ultima alla luce della carità e della collocazione dell’uomo al centro di tutta quanta la Dottrina sociale della Chiesa.

Citando il documento al numero 25, Cordes ha ribadito come «il primo capitale da salvaguardare e da valorizzare sia l’uomo, la persona nella sua integrità; la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica (n. 75), ed il progresso, per essere veramente tale, – ha concluso – deve far crescere l’uomo nella sua completezza: è questo lo scopo della dottrina sociale dal suo inizio».

Sui principi fondamentali del diritto alla vita e della libertà religiosa ha insistito il segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e neo arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, indicando come nella Caritas in veritate la così detta “questione antropologica” diventi a pieno titolo “questione sociale”.

«La procreazione e la sessualità, l’aborto e l’eutanasia, le manipolazioni dell’identità umana e la selezione eugenetica – ha affermato il presule – sono valutati come problemi sociali di primaria importanza che, se gestiti secondo una logica di pura produzione, deturpano la sensibilità sociale, minano il senso della legge, corrodono la famiglia e rendono difficile l’accoglienza del debole».

In pieno stile accademico è stato l’intervento di Stefano Zamagni, che ha focalizzato con chiarezza gli elementi di maggiore originalità e rilevanza pratica cha traspaiono dall’Enciclica.

Superare la dicotomia spesso abusata tra la sfera dell’economico e del sociale, perfezionare il mercato nella prospettiva della reciprocità e del dono, valorizzare la dimensione della fraternità e della gratuità. Queste, sinteticamente, le proposte dell’economista che, in conclusione, ha insistito sulla necessità di attuare una governance globale di tipo sussidiario e poliarchico. «Solo così – ha terminato – si potrà ovviare alle catastrofi finanziarie come quella che sta investendo in questi mesi l’economia mondiale».